Goffredo Fofi ha definito questo romanzo il più sorprendente romanzo degli ultimi anni. La critica si è sperticata in elogi nei confronti di un romanzo italiano nuovo, intelligente, colto, accattivante e con una lingua affascinante per il pastiche che si muove tra richiami "gaddiani", reminiscenze cinefile, colloquialità quotidiana. Stiamo parlando de “Il cinghiale che ha ucciso Liberty Valance” di Giordano Meacci, Minimum Fax editore. Ambientato in un'immaginaria cittadina posta ai confini tra l'Umbria e la Toscana, nello spazio temporale di fine novecento e inizio nuovo millennio racconta una storia che va a scoprire le debolezze dell'uomo comune collocate in un contesto di quasi eccessiva normalità. Intorno a questo paesino e ai suoi abitanti vive un popolo di cinghiali che, sempre più contaminati dalla realtà umana, ne vengono condizionati tanto che uno di loro riesce a cominciare a pensare come un uomo. E nel cominciare a pensare come un umano inizia dapprima a scoprire l'esistenza della morte e poi a vivere il dibattito che da sempre angoscia e devasta l'uomo: il significato e la forza della vita contrapposti allo spettro della morte. La figura del cinghiale che sempre più interloquisce e interagisce con gli abitanti di quel paesino immaginario viene così ad assumere una dimensione che non è solo poetica, ma anche profondamente umana. A dimostrazione che, talvolta, il modo migliore per raccontare l'uomo è farlo raccontare delle bestie che, con quegli occhi sempre melanconici ed eternamente tristi che hanno coloro i quali non possiedono il dono della ragione, riescono ad intravedere la forza e i limiti dell'essere umano. Al termine della lettura di questo libro non si può non dare ragione a Fofi: un romanzo sorprendente, una prosa affascinante, una storia che ti prende e non ti abbandona mai.
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Recensione - Il cinghiale che uccise Liberty Valance - Giordano Meacci
aprile 24, 2016
Goffredo Fofi ha definito questo romanzo il più sorprendente romanzo degli ultimi anni. La critica si è sperticata in elogi nei confronti di un romanzo italiano nuovo, intelligente, colto, accattivante e con una lingua affascinante per il pastiche che si muove tra richiami "gaddiani", reminiscenze cinefile, colloquialità quotidiana. Stiamo parlando de “Il cinghiale che ha ucciso Liberty Valance” di Giordano Meacci, Minimum Fax editore. Ambientato in un'immaginaria cittadina posta ai confini tra l'Umbria e la Toscana, nello spazio temporale di fine novecento e inizio nuovo millennio racconta una storia che va a scoprire le debolezze dell'uomo comune collocate in un contesto di quasi eccessiva normalità. Intorno a questo paesino e ai suoi abitanti vive un popolo di cinghiali che, sempre più contaminati dalla realtà umana, ne vengono condizionati tanto che uno di loro riesce a cominciare a pensare come un uomo. E nel cominciare a pensare come un umano inizia dapprima a scoprire l'esistenza della morte e poi a vivere il dibattito che da sempre angoscia e devasta l'uomo: il significato e la forza della vita contrapposti allo spettro della morte. La figura del cinghiale che sempre più interloquisce e interagisce con gli abitanti di quel paesino immaginario viene così ad assumere una dimensione che non è solo poetica, ma anche profondamente umana. A dimostrazione che, talvolta, il modo migliore per raccontare l'uomo è farlo raccontare delle bestie che, con quegli occhi sempre melanconici ed eternamente tristi che hanno coloro i quali non possiedono il dono della ragione, riescono ad intravedere la forza e i limiti dell'essere umano. Al termine della lettura di questo libro non si può non dare ragione a Fofi: un romanzo sorprendente, una prosa affascinante, una storia che ti prende e non ti abbandona mai.
Recensione - Il cinghiale che uccise Liberty Valance - Giordano Meacci
Carlo Macchitella/ letteratura/ notizie/ recensioniGoffredo Fofi ha definito questo romanzo il più sorprendente romanzo degli ultimi anni. La critica si è sperticata in elogi nei confronti di un romanzo italiano nuovo, intelligente, colto, accattivante e con una lingua affascinante per il pastiche che si muove tra richiami "gaddiani", reminiscenze cinefile, colloquialità quotidiana. Stiamo parlando de “Il cinghiale che ha ucciso Liberty Valance” di Giordano Meacci, Minimum Fax editore. Ambientato in un'immaginaria cittadina posta ai confini tra l'Umbria e la Toscana, nello spazio temporale di fine novecento e inizio nuovo millennio racconta una storia che va a scoprire le debolezze dell'uomo comune collocate in un contesto di quasi eccessiva normalità. Intorno a questo paesino e ai suoi abitanti vive un popolo di cinghiali che, sempre più contaminati dalla realtà umana, ne vengono condizionati tanto che uno di loro riesce a cominciare a pensare come un uomo. E nel cominciare a pensare come un umano inizia dapprima a scoprire l'esistenza della morte e poi a vivere il dibattito che da sempre angoscia e devasta l'uomo: il significato e la forza della vita contrapposti allo spettro della morte. La figura del cinghiale che sempre più interloquisce e interagisce con gli abitanti di quel paesino immaginario viene così ad assumere una dimensione che non è solo poetica, ma anche profondamente umana. A dimostrazione che, talvolta, il modo migliore per raccontare l'uomo è farlo raccontare delle bestie che, con quegli occhi sempre melanconici ed eternamente tristi che hanno coloro i quali non possiedono il dono della ragione, riescono ad intravedere la forza e i limiti dell'essere umano. Al termine della lettura di questo libro non si può non dare ragione a Fofi: un romanzo sorprendente, una prosa affascinante, una storia che ti prende e non ti abbandona mai.
Abdelghafour
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