Zeruya Shalev è, nel panorama della letteratura israeliana, la voce femminile più nota e conosciuta nel mondo, per i suoi libri di cui in particolare ricordiamo “Quel che resta nella vita” e per la riconosciuta capacità di fotografare e raccontare al meglio la complessa realtà di l'Israele di oggi.
Il suo ultimo libro “Dolore”, pubblicato da Feltrinelli, rappresenta in questo senso una significativa variabile rispetto alle sue opere precedenti. Quello che infatti sembra mancare del tutto in questa nuova opera della Shalev è l'analisi e l'attenzione alla complessa e difficile situazione politica che sta vivendo Israele così come alcun cenno viene fatto alla evoluzione del processo di integrazione tra il mondo arabo e quello israeliano. “Dolore” è infatti una storia esclusivamente personale, la storia di una donna giunta ai 45 anni che casualmente incontra quello che è stato il grande amore dei suoi 18 anni.
L’apparizione dell’uomo, che l'aveva lasciata e che le aveva fatto credere che trovare nuovamente l'amore sarebbe stato impossibile, costringe Iris, la protagonista del libro, a riflettere sulla crisi del suo matrimonio e alle difficoltà che ha nel rapporto con i figli che, ormai adulti, seguono sempre più una loro strada autonoma e divergente dalla sua. Ma ancora di più le fa ricordare con disperazione il terribile atto di terrorismo di cui rimase vittima una decina 10 anni prima e che le aveva inferto nel corpo e nella mente dei dolori che continuamente, in maniera lancinante e devastante, riappaiono. Ritrovare quel primo amore, ritrovare il sogno della sua vita, sembra poterle far dimenticare tutto questo drammatico passato e il grigio presente, sicuramente non felice, e non avvertire o quasi quei dolori fisici e psichici che le fanno ricordare continuamente chi è stata e chi è. Sono giorni meravigliosi quelli in cui Iris ritrova il primo amore, giorni meravigliosi in cui fondamentalmente sembra che non vi possa essere il dolore del passato e anche il dolore del presente sembra passare in secondo piano. ma, come sempre nella vita, c'è un ma: i problemi che sembrano devastare la vita della figlia, fino a poter forse distruggere quella stessa vita, la richiamano ai doveri e agli obblighi, le fanno riapparire pesantemente il dolore.
E nel momento in cui è costretta a ritrovare il dolore, ad abbandonare questa volta per sempre quel grande amore ritrovato e ritornare alla vita quotidiana, che Iris conquista la consapevolezza che il dolore non è mai un compagno passeggero ma uno stato d'animo costante nella vita di ognuno di noi.
Scritto con mano rapida e felice, il libro lascia trasparire una lieve ironia e una fortissima emotività al femminile. “Dolore” rappresenta probabilmente una delle migliori fotografie della difficile realtà di una donna di mezza età nel mondo occidentale di oggi.
Il suo ultimo libro “Dolore”, pubblicato da Feltrinelli, rappresenta in questo senso una significativa variabile rispetto alle sue opere precedenti. Quello che infatti sembra mancare del tutto in questa nuova opera della Shalev è l'analisi e l'attenzione alla complessa e difficile situazione politica che sta vivendo Israele così come alcun cenno viene fatto alla evoluzione del processo di integrazione tra il mondo arabo e quello israeliano. “Dolore” è infatti una storia esclusivamente personale, la storia di una donna giunta ai 45 anni che casualmente incontra quello che è stato il grande amore dei suoi 18 anni.
L’apparizione dell’uomo, che l'aveva lasciata e che le aveva fatto credere che trovare nuovamente l'amore sarebbe stato impossibile, costringe Iris, la protagonista del libro, a riflettere sulla crisi del suo matrimonio e alle difficoltà che ha nel rapporto con i figli che, ormai adulti, seguono sempre più una loro strada autonoma e divergente dalla sua. Ma ancora di più le fa ricordare con disperazione il terribile atto di terrorismo di cui rimase vittima una decina 10 anni prima e che le aveva inferto nel corpo e nella mente dei dolori che continuamente, in maniera lancinante e devastante, riappaiono. Ritrovare quel primo amore, ritrovare il sogno della sua vita, sembra poterle far dimenticare tutto questo drammatico passato e il grigio presente, sicuramente non felice, e non avvertire o quasi quei dolori fisici e psichici che le fanno ricordare continuamente chi è stata e chi è. Sono giorni meravigliosi quelli in cui Iris ritrova il primo amore, giorni meravigliosi in cui fondamentalmente sembra che non vi possa essere il dolore del passato e anche il dolore del presente sembra passare in secondo piano. ma, come sempre nella vita, c'è un ma: i problemi che sembrano devastare la vita della figlia, fino a poter forse distruggere quella stessa vita, la richiamano ai doveri e agli obblighi, le fanno riapparire pesantemente il dolore.
E nel momento in cui è costretta a ritrovare il dolore, ad abbandonare questa volta per sempre quel grande amore ritrovato e ritornare alla vita quotidiana, che Iris conquista la consapevolezza che il dolore non è mai un compagno passeggero ma uno stato d'animo costante nella vita di ognuno di noi.
Scritto con mano rapida e felice, il libro lascia trasparire una lieve ironia e una fortissima emotività al femminile. “Dolore” rappresenta probabilmente una delle migliori fotografie della difficile realtà di una donna di mezza età nel mondo occidentale di oggi.
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