Presentato come uno dei grandi successi dell'editoria britannica del 2015,venduto in tutto il mondo “La vedova” di Fiona Burton, Einaudi Stile Libero Editore, è stato accolto anche in Italia con grande interesse. Interesse che la trama della quarta di copertina, il profilo dell'autrice e il battage pubblicitario correlato giustificavano ampiamente.
Ma altrettanto forte appare la delusione.
Siamo infatti difronte a uno dei tanti gialli psicologici che cerca di ricostruire con attenzione e puntualità le circostanze e le evidenze , e le non evidenze, di un delitto apparentemente risolto. Una attenzione rivolta ovviamente ai personaggi e all'ambientazione, ma che troppo spesso cade in una ricostruzione del delitto, troppo telefonata, scontata, potremmo dire banale. la storia è quella di un rapimento , e di un possibile assassinio, di una bambina di appena due anni da parte di un pedofilo che vive la maggior parte del suo tempo su internet alla ricerca di siti pornografici tradendo così la giovane mogliettina che lo adora e che mai potrebbe immaginare di vivere accanto a un mostro.
Si dipana così una storia che alla lunga infastidisce perché appare eccessivamente scontata e perché la protagonista di questa storia ( la vedova del presunto colpevole) è troppo "perfettina ",mentre la giornalista che indaga è troppo intraprendente e "perfetta" e l'intero corpo di polizia è quantomeno incapace , incompetente e stupido. Inutile parlare poi del finale che appare scontato, fiacco e prevedibile . In una parola deludente.
Un libro quindi che tradisce le attese e che sembra interrompere la recente, felice stagione del giallo inglese al femminile iniziato con “La ragazza del treno” e proseguito poi con "Una vita quasi perfetta".
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